La vocale O

In genere, passando dall'italiano al dialetto, la O si trasforma in U.

Esempi

potare, putàmorire, murìconiglio, cunìgliepomo, pume
colare, culàsomaro, sumareponente, punenteposare, pusà

Quando è seguita da due consonanti, si fa precedere dalla U o si trasforma in essa.

Esempi

tosto, tuosteosso, uossemosso, muossetondo, tunne
grosso, gruossefosso, fuosseocchio,uocchieporto, puorte
giorno,iuornefotti, futteorzo, uorzegrongo,ruonghe
morso, muorzecotto, cuotterosso, russemosto, muste
conto, cuntestronzo, strunzeforno, furneorco, urche

 

Nei sostantivi e negli aggettivi femminili resta immutata.

Esempi

borsa, vorzeporta, pòrtemossa, mòssecotta, còttefossa, fòsse

eccezioni: furchétte,  furcine,  furtune,  furmichele,  furnace,  cusciènze,  ecc.

 

Spesso, quando in italiano, nel corpo della parola, è preceduta o seguita dalla V, perde questa lettera e si trasforma in U.

Esempi

tavola, taulerivoltare, reutàrovina, ruinescivolare, sceulàdovuto, duùte
 

Talvolta, ad inizio parola, si trasforma in A o in AU, oppure si annulla.

 Esempi

ottone, attoneodore, addoreoppilare, appelàorigano, aréteche
occhiali, acchiareoliva, augliveorata, aurateontano, autane
giorno,iuorneomicidio, micìrieoscuro, scurdeospedale, spedale