Prefazione

Una ricerca sul dialetto gaetano? Non è cosa semplice. Perché portarla a termine  compiutamente ed in maniera soddisfacente, sarebbe andare oltre i normali  limiti di capacità e conoscenza. Le regole grammaticali, ognuna con le proprie numerose eccezioni, sono troppe per poterle analizzare tutte; e non parliamo della fonetica a causa della quale, per recepirne suoni e sfumature, si rischia di impazzire senza, peraltro, ottenere risultati apprezzabili.
Mentre lavoravo, ripetendo decine e decine di volte le parole per definirne l’accento, il suono, il tono e la cadenza, avevo la mente sovrastata da un intenso  frastuono lessicale; un assordante vocio, volgarmente definito “casino”, ma Ruuoce nella sua forma dialettale. 
Completare l’impegno è stato un gioco, un divertimento, anche se, paradossalmente, a tratti fastidioso. Però è stato fatto senza alcuna ambizione e, soprattutto, senza la  presunzione di voler insegnare il dialetto gaetano a qualcuno che non lo sappia già.
Ed infatti, il lavoro non è indirizzato a lui, per il quale sarebbe più comodo, proficuo e dilettevole, fare delle rilassanti passeggiate per le strade di Gaeta, in particolare nell’animata Via Indipendenza e nei suoi palpitanti vicoli, e fermarsi a chiacchierare con la gente.
Chi, invece, quel dialetto, lo conosce e lo parla già, potrà, come capitato a me, trovare, in queste pagine, il piacere di scoprire gran parte di quelle regole che, fin dall’infanzia e senza rendersene conto,  ha sempre applicate. 
Negli ultimi decenni il dialetto gaetano, a causa della diffusione della televisione e dell’abnorme influenza degli scambi linguistici dovuti ai contatti con persone di altre realtà semantiche, si è molto italianizzato e molti termini tradizionali, venendo via via meno usati, rischiano di scomparire per sempre. Perciò, quando mi sono trovato nella necessità di dover decidere fra due diverse  espressioni linguistiche ho preferito quella più arcaica, proprio per garantirne la conservazione.  
Fin qui la premessa alla prima edizione della mia ricerca.
A distanza di pochi mesi  presento la seconda edizione dopo averla resa più organica ed  arricchita con l’inserimento di nuove regole e con l’aggiunta di altre curiosità, ma soprattutto dopo averla ulteriormente migliorata con la depurazione delle imperfezioni e degli errori di impostazione o di battitura (non è cosa semplice scrivere correttamente in dialetto. Provare per credere!).
Considero questa ricerca soltanto un inizio, una Piccola Grammatica, sperando che altri, dopo di me, la facciano crescere e diventare Grande.
Ogni buon cittadino concorda con quanti riconoscono nel dialetto i valori storici e culturali del proprio paese, ma non può identificarsi con coloro che sostengono e teorizzano un suo primato sulla lingua nazionale. Tuttavia, pur conservando l’originale spirito di divertissement, a chi sostiene la necessità di insegnare il dialetto nelle scuole, con questo modesto lavoro, mi vien polemicamente da rispondere: “Per quanto ci concerne, noi siamo pronti!”. Come per dire: “Che t’avisse crére?!....”   
Buon divertimento!

Salvatore Antetomaso