Perché si dice..

Gliù mandracchie

Negli anni addietro, a Gaeta, capitava di sentir dire “a gliù mandracchie” o “abbasce a gliù mandracchie”, ma se si chiede in giro dove fosse quel mandracchio, sono pochi coloro che  riescono a dare una risposta.

Prima del 1852, quando Ferdinando di Borbone realizzò il lungomare, non quello attuale, bensì quello originale battezzato, nel 1872, Corso Attico, la linea di costa era formata da una spiaggia esposta al mare, con diverse insenature.

A seguito di quei lavori, tali insenature vennero colmate creando aree per delle costruzioni, come nelle attuali piazze Mazzoccolo e Mare all’Arco, o per giardini pubblici, come nell’attuale Piazza Enrico Tonti.

Però, l’insenatura maggiore, quella che andava dal vicolo del quartuccio alla discesa Lebigne, venne salvata creando un ampio specchio d’acqua separato dal mare dalla nuova strada che aveva due  sottopassaggi per il transito delle barche da pesca, che avevano ormeggio e rifugio in quella darsena, e per assicurare il necessario ricambio delle acque. Questo era il Mandracchio.

Nel 1869 però, essendosi il fondale, per mancanza di manutenzione, interrato, si decise di colmare completamente  il mandracchio sulla cui area, nel  l900, venne impiantato  un giardino pubblico (l’attuale Villa delle Sirene).

Con la colmatura del mandracchio venne costruito, sul suo lato mare, un piccolo rifugio per le barche, detto “la scarpétte”, che, sebbene ridimensionato, è ancora esistente.