Cemmèrze
Quel tratto del litorale gaetano, da Punta Stendardo alla Porta Carlo V, è molto simile ad una “S” ribaltata: nella sua prima voluta (quella dalla Punta alla chiesa della Annunziata) la concavità guarda il mare, mentre nella successiva (quella dalla Annunziata alla Porta Carlo V) la concavità guarda verso terra, quindi al contrario, di rovescio, in senso inverso.
Questo secondo
tratto di costiera, per secoli, dall’età medievale a tutto il ‘800, fu
denominato Costa in Mèrsa, cioè Costa
nel Porto (dall’arabo marsa che vuol
dire, appunto, porto) riferendosi non al porto principale, ma a quello dell’antico
monastero di San Michele Arcangelo (attuale Molo S. Antonio).
Perciò, cemmèrze (forma contratta di Costa in Mèrsa) è divenuto sinonimo di contrario, inverso, rovescio, forse anche di alternativo. Ecco perché, a Gaeta, si dice ancora: métterese la maglie alla cemmèrze (alla rovescia) oppure farese la croce cu la cemmèrze ( con la mano sinistra).
Si noti che alcuni documenti riportano Burgo Costambèrsa o Cost’ammèrza (vedere, nel cap. Morfologia, la interscambiabilità tra v e b e le trasformazioni della i in a, di nv in mm e della s in z) che potrebbero escludere il concetto di “costa nel porto”, ma confermerebbero la realtà di “costa inversa”.
Nei secoli scorsi, per indicare i luoghi, non si usavano, come ai giorni nostri, dei toponomi che ricordavano personaggi illustri o date ed avvenimenti memorabili. Si pensava, piuttosto, a delle locuzioni che rivelavano l’uso o le caratteristiche dei luoghi stessi (via del borgo, la Scesa, la salita di Montesecco, piazza del mercato, la via del cimitero, ecc.). Ciò ci spiega perché, ai fini toponomastici, anche la curvatura di una linea di costa poteva essere determinante. Infatti, nella borgata Costa in Mersa, le due contrade, quella con la curvatura di costa più accentuata, e l’altra, con la curvatura meno evidente, erano rispettivamente denominate Aricce (da riccio) e Tése (da tirata, quindi diritta).